Ogni anno il 27 gennaio si dedica alla memoria della sofferenza di tanti uomini, donne e bambini che siano o no sopravvissuti a quel grande affronto alla dignità umana che fu la deportazione nei campi di sterminio.
Noi non sappiamo quale sia il modo giusto per affrontare il discorso con i bambini , ma vogliamo comunque ricordare ,attraverso la lettura di alcune tra le poesie nate proprio in quel luogo di dolore, affinchè tutti siamo consapevoli del fatto che in futuro si debba evitare un tale scempio.
Ricordare che è compito di ciascuno di noi promuovere iniziative per la PACE.
È piccolo il giardino
Una macchia di sporco
Noi non sappiamo quale sia il modo giusto per affrontare il discorso con i bambini , ma vogliamo comunque ricordare ,attraverso la lettura di alcune tra le poesie nate proprio in quel luogo di dolore, affinchè tutti siamo consapevoli del fatto che in futuro si debba evitare un tale scempio.
Ricordare che è compito di ciascuno di noi promuovere iniziative per la PACE.
SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna
Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi
Prima vennero per gli ebrei
" Prima vennero per gli ebrei
Primo Levi
Prima vennero per gli ebrei
" Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla
perchénon ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti
e io non dissi nulla
perchénon ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti
e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa."
Martin Niemoeller
Martin Niemoeller
È piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come il bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Franta Brass, nato a Brno il 14.9.1930morto ad Auschwitz il 28.10.1944
La farfalla
La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole
quando cade
sopra una roccia bianca
- così gialla, così gialla!
-l’ultima,volava in alto leggera
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà la mia settima settimana di ghetto...
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel Friedmann, da Vedem, 4.6.1942
Una macchia di sporco
dentro sudicie mura
e tutt’attorno il filo spinato
30.000 ci dormono...
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati...
Alla luce di una candela m’addormento
Alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi, che dorme
e si sveglierà,aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno...
Hanus Hachenburg, da Vedem, settembre 1944
Non cresce più l’erba ad Aushwitz,
Non cresce più l’erba ad Aushwitz,
non una spiga di grano
rigogliosa nel suo essere.
Batte la pioggia eterna,
fredda, inesorabile
sulla ruggine dei pali
sui grovigli di ferro dei recinti
lungo la pianura nordica.
Gela la Vistola
e gela il nostro animo
al cospetto della morte,
la terra sterile non accoglie più
i semi fecondi
che le porgono a piene mani.
Ecco il macabro spettacolo
dinanzi ai nostri occhi inorriditi.
Come può un uomo essere spogliato,
deriso, marchiato;
come una donna essere umiliata,
sfruttata, ingannata.
Non hanno più la forza di ricordare
i reduci di Aushwitz:
una ferita profonda solca i loro cuori,
acqua e sangue scorrono nel vuoto.
Non cresce più un fiore
in questa terra maledetta,
nessuna colomba di pace
sbatte le sue candide ali
né si posa sugli aridi rami.
Vinta dall’esito di tanto orrore
mi prostro in ginocchio piangendo
per i nostri fratelli Abele
crocifissi e dissolti nel vento …
mille poi mille ancora,
sei milioni di Ebrei massacrati…
Aleggia lo spettro di un incubo
perenne nel silenzio dei loro occhi,
gridano al loro Dio:
"Quando tutto ciò avrà fine?"
. Mi unisco alla loro preghiera,
una lacrima fende il mio viso
come una lama tagliente,
la nostra carne grida ancora vendetta,
inspiro l’aria satura di piombo.
Il mio animo sussulta
e un fremito d’orrore mi coglie:
nei Balcani, in Cambogia, in Ruanda
si continua a crocifiggere.
Perdono per quanti hanno ucciso anche la Speranza:
non sapevano quel che facevano.
Anna Maria
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