L'America Precolombiana
L'America è stato l'ultimo continente a venir popolato. I suoi antichi abitanti, provenienti dal nord-est dell'Asia, attraversarono la Siberia e l'Alaska in epoche successive collocabili fra i 60.000 e i 10.000 anni prima di Cristo. Così come i mammut, i bisonti, i mastodonti e gli altri mammiferi della megafauna, queste popolazioni approfittarono delle ultime glaciazioni del Pleistocene per attraversare a piedi lo stretto di Bering. Insieme alle mandrie che garantivano loro la sussistenza, raggiunsero regioni più calde e si distribuirono nel continente.
Esistono anche altre indicazioni sulle possibili vie d'accesso. Le popolazioni provenienti dalla Polinesia potrebbero aver raggiunto il continente navigando attraverso le isole nel Pacifico formatesi in seguito alla ritirata dell'Oceano durante le glaciazioni più intense. Questa ipotesi però non ha ancora trovato riscontri scientifici.
Nell'arco di migliaia di anni, organizzate in gruppi formati da pochi nuclei familiari che vivevano della caccia e della raccolta di frutti spontanei, queste popolazioni primitive si spostarono continuamente in cerca di cibo, adattandosi ai diversi climi ed ecosistemi del continente americano. Grazie alla scoperta del fuoco e alla concia delle pelli, favoriti dallo scambio con le diverse ondate migratorie, questi gruppi riuscirono a sopravvivere. Svilupparono forme di conservazione dei cibi (essicazione e affumicatura) e crearono strumenti rudimentali (lance con punte di selce) che consentirono loro di sfruttare al meglio le risorse naturali di ogni regione e diversificare le attività produttive.
Dal nomadismo alla sedentarietà
Con la fine dell'era glaciale (12.000 a.C.) e l'inizio dell'Olocene, il progressivo aumento della temperatura provocò grossi mutamenti negli ecosistemi del continente. Aumentarono le foreste e le zone aride, animali di piccole e medie dimensioni si sostituirono alla megafauna ormai in via di estinzione. I gruppi di cacciatori-raccoglitori cominciarono a cercare nuove forme di sopravvivenza sviluppando tecniche e attività a carattere più sedentario. Gli amerindi, così come i popoli euroasiatici, si prepararono alla rivoluzione agricola del Neolitico.
Fra l'8.000 e il 3.000 a.C. il continente era ormai ampiamente popolato. I diversi gruppi delimitarono aree di caccia, pesca e raccolta, adattando le proprie attività alle caratteristiche e disponibilità naturali dei territori: coste, foreste umide, boschi, deserti, praterie, zone montagnose.
Le popolazioni sedentarie svilupparono l'allevamento e la coltivazione di vegetali commestibili come mais e iucca.
Intorno al IV e III secolo a.C. queste popolazioni, già abbastanza numerose, si stabilirono di preferenza sulle coste e lungo le rive di fiumi e laghi. A poco a poco, in seguito allo sviluppo demografico e al miglioramento delle tecniche di navigazione, risalirono i fiumi, ed esplorarono i boschi e gli altipiani, espandendo in questo modo le aree coltivabili e instaurando stabili relazioni di interscambio fra i vari gruppi. Insieme alla caccia e alla raccolta di frutti spontanei, si sviluppò sempre più la coltivazione di decine di specie vegetali diverse. Si cominciò a prestare attenzione alle inondazioni, si progredì nell'allevamento di piccoli animali e nella creazione di manufatti in ceramica, pietra, paglia, e di rudimentali telai.
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